| 26/06/2005
Documento inviato
da Maurizio Manna sui Parchi nel Salento.
Oggetto: Per un Salento dei Parchi:
il contributo delle Associazioni del territorio
Lecce, 16 giugno 2005
L’enfasi comunicazionale che caratterizza questi ultimi giorni
sottolinea il passaggio importante che sta compiendo l’iter istitutivo
della rete dei parchi regionali, che costituisce uno dei banchi di prova
più significativi della nuova amministrazione regionale. Ma che
rappresenta anche un importante momento di maturazione, presa di coscienza
e assunzione di responsabilità da parte dell’ambientalismo
reale e radicato sul territorio, che tanta parte ha avuto e sta avendo
nell’intero processo istitutivo.
A partire dall’affermazione stessa di un Salento dei Parchi affatto
scontato nelle premesse e ancora in parte da costruire nella cultura
e nel comune sentire della collettività.
Quando ormai quindici anni fa ci capitava di parlare di un sistema della
naturalità da proteggere nel Salento, nel migliore dei casi suscitavamo
l’ilarità dell’interlocutore. Dove sono le montagne,
i boschi, i fiumi, ci si obbiettava, dove gli spazi per l’occhio
e la natura. Tanta acqua è passata sotto i ponti da allora, sono
cambiate la normativa, la coscienza e la conoscenza, è cambiato
il concetto stesso di natura e della sua tutela. E’ anche grazie
all’opera quotidiana, nelle aule del tribunali ma anche in quelle
scolastiche, nelle conferenze di servizi come sulle spiagge, se biodiversità,
reti ecologiche, ponti biotici ed ecomosaico sono divenute le parole
d’ordine della tutela ambientale e della pianificazione avanzata,
fino a poter parlare di quel Parco Salento di cui oggi noi tutti abbiamo
piena coscienza e la grande responsabilità di declinare in tutte
le sue possibili valenze.
I parchi come laboratori dello sviluppo sostenibile, al di là
dei luoghi comuni e delle frasi fatte, possono realmente costituire
il terreno per la costruzione di un nuovo sistema di equilibri e di
rapporti tra P.A., operatori economici - ma anche della formazione e
dell’informazione - e 3° settore che ne medino, riqualifichino
ed indirizzino le politiche per uno sviluppo sostenibile fatto di passi
concreti. Significativo l’esempio costituito dall’esperienza
“Un’Estate nel Parco”, con cui il Coordinamento delle
associazioni territoriali a Gallipoli ha garantito per un’intera
stagione estiva la fruizione di qualità ed a basso impatto di
un parco complesso nella sua articolazione terra-mare- isola e soggetto
ad un sistema vincolistico rigido quale quello de “Isola di S.
Andrea”.
I parchi devono essere laboratori per elaborare nuove regole tecniche
e giuridiche.
Devono essere cioè la risposta - sul piano delle soluzioni tecniche
e della pianificazione e su quello dell’impianto legislativo -
alla mutazione dei comportamenti sociali che indirizzano verso le aree
a residua valenza ambientale – le coste in specie – masse
di utenza sempre più ampie e diversificate nelle istanze, ma
anche alle ambizioni di sistemi economici speculativi che tendono ad
indirizzare sulle stesse aree capitali, strutture e infrastrutture.
Per fare ciò le aree protette devono proporsi non già
e non più come gabbie per animali o serre per piante, ma quali
territori sensibili con nuove regole per gli uomini.
Regole da comprendere intendendo i parche come campioni significativi
di indagine per recepire ed indirizzare le istanze e valutare le disponibilità
del corpo sociale a modificare i propri stili di vita e le proprie scale
di valori. emblematica da questo punto di vista un recentissima indagine
da noi compiuta da Legambiente su in campione di alcune centinaia di
fruitori della costa nell’area protetta di Punta Pizzo a Gallipoli,
da cui emerge la disponibilità a dislocare i parcheggi e percorrere
fino a 500 metri per raggiungere la propria spiaggia, o di responsabilizzarsi
collettivamente fino alla costituzione di piccole comunità di
spiaggia per la sorveglianza e la realizzazione di piccole azioni quotidiane
sui detrattori ambientali.
Regole da applicare come antidoto “a priori” ai fenomeni
abusivi diffusi che hanno finora visto le Associazioni ambientaliste
in veste di “inseguitori di casi di specie”, e che varranno
di qui a poco su oltre il 50% della superficie ed il 70% della costa
di un territorio ad altissimo rischio come quello di Porto Cesareo,
qualcosa come 1.000 ettari della costa gallipolina di cui 100 (cento!)
con progetti di cementificazione già adottati di piano. Comprendendo
la scala di un sistema di aree che nel complesso protegge il 70% delle
coste salentine!
Regole da applicare rendendo i parchi come cantieri per pensare nuove
tecnologie mezzi ed infrastrutture a basso impatto - e nuovi standard,
integrando i livelli di pianificazione – Piano Coste, PUG, PTC
- in un unico strumento, il Piano del Parco, che consenta di mutare
i problemi di oggi nelle risorse del prossimo futuro.
I parchi vanno visti come elemento forte dell’identità
del territorio, al pari del suo patrimonio storico monumentale e delle
espressioni della sua cultura popolare – pensiamo alla cattedrale
di Otranto o alla Pizzica – e come veicolo di accreditamento,
di riconoscibilità e caratterizzazione forti lungo i canali comunicazionali
del villaggio globale. Ma anche come punti di connessione a reti territoriali
della qualità ambientale (GAL Leader+, A21loc, ecc.) come a networks
più ampi, mediterranei ed europei, in grado di garantirci legami
culturali ed inserimento in programmi e progetti operativi.
I Parchi infine sono laboratori di democrazia partecipata e di applicazione
di processi dal basso non già da inventare, ma già attivi
da anni tanto da ottenerne, dove l’associazionismo di territorio
è storicamente radicato, la concretizzazione in delibere di Consiglio
Comunale che ne definiscono perimetrazione e regole. I Parchi quindi
come espressione delle potenzialità di un territorio attraverso
le capacità dell’associazionismo di connettere le conoscenze
della scienza – prezioso il lavoro di divulgazione della rete
dei SIC/ZPS, prodotto della ricerca universitaria alla base della L.R.
19/97 - alle esigenze del cittadino, di incidere sulla coscienza della
collettività locale ed, in definitiva, sulle scelte politiche
ed economiche locali.
E’ del tutto evidente che il ruolo dell’associazionismo,
determinante in fase istitutiva, sia essenziale proprio ora che si profilano
le scelte sugli aspetti gestionali del sistema dei parchi, e ben al
di là degli strumenti di rappresentanza già previsti dalla
norma.
Ed è altrettanto evidente che, ancorché in linea con gli
ovvi principi del decentramento amministrativo e della responsabilizzazione
delle comunità locali, una scala locale degli strumenti di gestione,
distinta dal ruolo, scontato, di coordinamento ed integrazione con le
politiche di area vasta rivestito dall’Amministrazione Provinciale
– evidentemente più marcato per l’area multicomunale
Otranto-Leuca -, sia l’unica praticabile per una rete di parchi
che nel Salento ha proprio nella scala comunale e nella necessità
di peculiarizzare le singole AA. PP. le caratteristiche intrinseche.
Ed anche l’unica in grado di assicurare la condivisione sociale
e l’utilizzazione delle risorse ed i dovuti ritorni del ed al
territorio.
Processi di accentramento e verticizzazione del sistema gestionale,
di blocco a livello provinciale del decentramento potrebbero, viceversa,
vanificare il lavoro fin qui svolto, allontanando i parchi dal sentire
e dal volere del territorio e compromettendo l’attuabilità
dei processi in atto e di quelli in rapido divenire.
A seguito di queste considerazioni, si ritiene opportuno contribuire
con alcune schede in allegato sullo stato attuativo e le problematiche
inerenti alcuni casi di specie.
Legambiente
Coordinamento delle Associazioni Per la Valorizzazione dell’Ambiente
a Gallipoli
Coordinamento Associazioni Ambientaliste pro Porto Cesareo
Coordinamento Associazioni Ambientaliste Ugento
Porto Cesareo
Quando si parla di abusivismo a Porto Cesareo si parla
di cifre esorbitanti che rimandano a logiche comuni a pochi altre aree
in Italia: circa dodicimila immobili costruiti al di fuori delle norme
urbanistiche che nemmeno una diffusa fiducia nell’impunità
– e simmetrica sfiducia nelle istituzioni - basta a spiegare.
Occorrerebbe richiamare il senso di non appartenenza da parte di nuovi
proprietari provenienti dalle tre province salentine verso un’area
da sempre “perduta” qual è il comprensorio di bonifica
dell’Arneo, terra di malaria e quindi di briganti e rifugiati,
terra rinnegata dai suoi stessi abitanti storici – appena poche
migliaia a fronte di decine di migliaia di residenti stagionali mai
compiutamente censiti! - che ancora oggi non vi si identificano, terra
dove tutto è stato meglio che niente, e dove per niente tutto
si è potuto, quasi per diritto enfiteutico. Aree di immenso pregio
ambientale - compresi interi sistemi dunari e spiagge! – sono
stati infatti assegnati a costo pressoché nullo senza che potessero
essere coltivati perché irrimediabilmente salsificati dalla stessa
opera di bonifica, divenendo quindi oggetto di speculazione diffusa,
spesso con l’intervento diretto – in fase realizzativa –
e indiretto – il racket sulle seconde case - della malavita organizzata.
Con queste premesse, quello edilizio non poteva essere l’unico
tipo di abusivismo che si riscontra nell’area: l’organizzazione
di parcheggi e sevizi alla balneazione abusivi sono stati incentivati
dal titolo di proprietà sulle aree immediatamente litorali, le
più vulnerabili come struttura geo-biologica, con forme diffuse
di preclusione degli accessi a mare e di vere e proprie privatizzazioni
di fatto di tratti di spiaggia, per ciò che invece concerne gli
aspetti sociali e di negazione dei diritti del cittadino.
Specifico poi ed estremamente attuale il problema delle aree di sosta
abusive - spontanee o speculativamente organizzate - utilizzate da camperisti
nel periodo estivo, localizzato in maniera abbastanza definita nell’area
interna ed in quella costiera contermine al nucleo edificato di Punta
Prosciutto e al margine della Pineta di Serra degli Angeli.
La risposta delle istituzioni a queste problematiche è stata
praticamente nulla fino al 2003, anno in cui l’amministrazione
comunale di Porto Cesareo ha avviato con atti formali e concreti che
incidono sulla pianificazione per affrontare a scala adeguata l’emergenza,
ponendo in ordine logico la definizione dell’area parco e l’istituzione
del Parco Regionale, i PIRT, il Piano delle Coste ed infine, con quei
presupposti, il PUG.
Importante in questo “salto di qualità” nell’approccio
al “caso Porto Cesareo” è stato il contributo delle
Associazioni Volontariato del territorio, recentemente coordinatesi
nel Coordinamento Associazioni Ambientaliste pro Porto Cesareo, sia
nello studio delle emergenze positive del suo territorio e nella proposizione
i strumenti e progetti concreti per la creazione ed il governo di processi
virtuosi e modelli di sviluppo diversi e sostenibili.
Fra questi risultano particolarmente significativi la proposta, determinante,
di inserimento dell’area di Palude del Conte tra le aree protette
regionali della L.R. 19/97, corredata dal primo studio organico sulle
valenze ambientali del territorio, l’inserimento di ben due percorsi
di escursionismo naturalistico insistenti sull’area nell’ambito
della Rete Escursionistica Provinciale della Provincia di Lecce, il
progetto per il recupero dunare in località “Tabù”,
i Campi di Volontariato Legambiente per la tutela e la valorizzazione
dell’Isola dei Conigli e della penisola de “La Strea”
che si avvieranno il 25 giugno prossimo e si protrarranno fino a settembre,
la realizzazione azioni di prevenzione ed informazione sulle tematiche
dei falò in spiaggia e della sosta abusiva dei camper in aree
di pregio ambientale, la realizzazione delle strutture di sorveglianza
e fruizione dell’area Bosco degli Angeli – Palude del Conte.
Gallipoli
Con Del. di GR del 5 settembre 2004 si è posto
un punto fermo riguardo all’iter istitutivo del Parco regionale
“Isola S., Andrea – Litorale di Punta del Pizzo”,
adottando perimetrazione e DDL istitutivo come approvate nella preconferenza
conclusasi nel marzo 2004, da portare all’approvazione in Consiglio
Regionale per la definitiva promulgazione della legge.
Con tale delibera sono scattati i vincoli delle Norme di Salvaguardia
ai sensi dell’art. 4 L.R.19/97 per l’area perimetrata, superando
polemiche più o meno strumentali e ricorsi in sede amministrativa
avverso il processo istitutivo da parte di alcune proprietà.
Va infatti detto per inciso che rispetto alle perimetrazioni proposte
da Provincia e Regione sono state stralciate con la perimetrazione adottata,
onde evitare contenziosi oggettivamente plausibili che ne avrebbero
bloccato in partenza l’avvio, aree minime (ca. 20 ha in tutto
a fronte di circa 1400 ha comprese le aree di posidonieto) interessate
da tutte le attività economiche autorizzate. Va precisato che
tali aree escluse sono già inedificabili per le norme ad oggi
vigenti, salvaguardate dalle prescrizioni regionali al nuovo Piano Regolatore,
e che il Disegno di Legge sul Parco adottato in Giunta Regionale, in
quanto aree SIC/ZPS ai sensi della Dir. 92/43CEE per la tutela degli
habitat comunitari minacciati, include come aree regolamentate dal medesimo
provvedimento, e quindi di fatto anch’esse all’interno del
Parco stesso! Sono state incluse invece, rispetto alle proposte regionale
e provinciale aree per circa 120 ettari di grande valore ambientale
e fondamentali per l’integrità e continuità dell’Area
Protetta - area umida “li Foggi” e praterie a Punta Pizzo
- interessate dalle proposte di lottizzazione “Valtur” e
“Immobiliare Sant’Anna” previste dalla bozza di PRG
adottata e altrimenti prive di ogni altra valida tutela, essendo fuori
sia dalle zone SIC/ZPS protette dalle norme comunitarie che dalle stesse
perimetrazione proposta da Regione e Provincia.
Per ciò che invece concerne le prescrizioni al Piano Regolatore,
la relazione-parere regionale del 16/03/04, deliberata in giunta col
n. 685 del 10/05/04, recepisce i pareri della Soprintendenza BAAS, che
salvaguarda la fascia costiera sud opponendosi a tutte le aree tipizzate
C7 e B25 residenziali e turistiche individuate dalla proposta di variante
adottata, nonché dell’Ufficio Ambiente della Regione che
minimizza gli interventi all’interno dell’area di tutela
comunitaria, di propria competenza. Rileva inoltre l’inesistenza
in termini giuridici del concetto di contemporaneità che aumenta
artificiosamente del 40% le presenze insediabili in rapporto alla capienza
della costa ai sensi dell’art. 51 della citata L.R. 56/80, e riporta
ai termini di legge, ossia 60 mc/utente anziché gli 80 mc arbitrariamente
proposti, le volumetrie turistiche insediabili che così si riducono
da 7600 a 5300 mc ca. in totale.
Aderendo quindi strettamente e obbligatoriamente a tali prescrizioni,
la relazione-parere stralcia ogni insediamento costiero previsto tra
la comunale che congiunge la litoranea con la SS 274 - costeggiante
il Campo sportivo - e Mancaversa. Uniche previsioni proposte dal Piano
e salvaguardate sono poste oltre i rilievi di Masseria Nova e all’ingresso
di Mancaversa, entrambe fuori dai confini del Parco, e ben distanti
dalle “aree escluse”; propone quindi l’ubicazione
dei nuovi insediamenti fuori dalla portata visuale della costa, e toccherà
al Consiglio Comunale con le sue controdeduzioni stabilire dove.
In definitive il Parco come definito dallo stato attuale dell’iter
istitutivo e le prescrizioni della Regione al pRG adottato sono fra
loro coerenti e compatibili, e nel complesso sono orientate ed in grado
di salvaguardare il litorale sud di Gallipoli con le valenze ambientali
che gli sono riconosciute dalla legge.
Spetta ora al Governo Regionale portare Consiglio ed approvare la Legge
istitutiva del Parco, ed al Comune di Gallipoli controdedurre alle prescrizioni
regionali che stralciano gli insediamenti costieri lungo il litorale
sud coerentemente con la propria delibera di CC n. 46 del 13 agosto
2003 che individuava la perimetrazione di Parco poi adottata dalla Regione,
per rendere questi due processi definitivi ed irreversibili.
Il Coordinamento delle Associazioni per la Valorizzazione dell’Ambiente
a Gallipoli da due anni garantisce la verifica delle Norme di salvaguardia
e la fruizione gratuita dell’area, promuovendone l’istituzione
e l’inserimento nella rete della natura protetta nazionale e sopranazionale
con programmi di iniziative come “Primavera nel Parco” e
“Un’Estate nel Parco”.
Ugento
Richiestone da Legambiente già nel 1992 l’inserimento
nel redigendo ddl sull’istituzione della rete regionale delle
AA.PP. - al pari dei parchi di Gallipoli e Porto Cesareo –, il
litorale di Ugento è stato significativamente ignorato nella
redazione della legge 19/97. Sono noti infatti gli interessi speculativi
gravanti sull’area in oggetto, evidenti nel PRG comunale, uno
dei più beceri e cementificatori della nostra regione.
La presenza di emergenze ambientali di valore assoluto da punto di vista
quantitativo e qualitativo, tuttavia, e la conseguente individuazione
di no dei più vasti e vari SIC della nostra provincia, ha tuttavia
impedito il realizzarsi delle previsioni di piano, mentre lo studio
commissionato all’Università di Lecce e la richiesta da
Parte dell’Amministrazione Comunale – in realtà del
Commissario Straordinario coi poteri di C.C. - di valutazione presso
il CTS dell’Ufficio Parchi per l’inserimento nella stessa
LR 19 hanno posto sia pur tardivamente in moto il processo istitutivo
dell’area.
Attualmente un ampio ventaglio di associazioni locali, anche delegazioni
locali di associazioni nazionali riconosciute dal Ministero dell’Ambiente,
sono fortemente coese nel chiedere l’immediata presentazione del
ddl per l’inserimento dell’area nella legge regionale, così
come nel chiedere la revisione dei pareri regionale i sulla lottizzazione
del Comparto 70 (meglio conosciuta come OREX dal nome della società
proponente) le cui opere sono state avviate in questi giorni e che costituisce
una gravissima minaccia per l’integrità ed il senso stesso
del nuovo parco.
Esso consta in impianti turistici a ridosso dei Bacini di Bonifica (soggetti
alla Galasso) ed entro i 300 m dalla costa, e ricade parzialmente in
area SIC. Ha una superficie di lotto pari a 170.00 mq e un volume di
68.000. Utenti previsti 653. Approvato con ricorso L. 3/98, ha ottenuto
dalla Regione Puglia deroga dall’applicazione della VIA, parere
di cui chiediamo la revisione.
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