Castrignano del Capo: enofioroni 2009

Domenica 28 giugno, in collaborazione con il Retrò di Salvatore De Nuccio, è proseguito il percorso intrapreso da Legambiente Capo di Leuca nell’ambito di ARTE CULTURA TRADIZIONI 2009 andando alla riscoperta di un frutto diffusissimo nel nostro Salento, ma come tanti altri poco considerato e sull’orlo del dimenticatoio di questa nostra società sempre più proiettata in un futuro fatto da merendine, cibi precotti e “schifezze” varie: il fico, o meglio, vista la moltitudine di varietà, i fichi, o meglio ancora, le fiche, volendo fare un’ulteriore distinzione tra il maschio, comunemente detto “brufico”, destinato non alla catena alimentare dell’uomo, ma alla fecondazione, e la femmina che invece rappresenta le varietà commestibili.
Questo simpatico frutto, i cui alberi nel corso dei millenni si sono diffusi in tutto il mondo, ad eccezione delle aree con temperature eccessivamente rigide, ha avuto nella cultura e nella dieta contadina, caratteristica del nostro territorio, un ruolo importantissimo. Fin dall’antichità le diverse varietà erano oggetto di discussione e di erudite disquisizioni che portavano a distinzioni sempre più approfondite e minuziose con il conseguente conio di nuovi appellativi. Da qui il fatto che la stessa varietà viene identificata con nomi diversi a seconda delle zone.
Un viaggio alla riscoperta dei fichi non poteva assolutamente prescindere da un’escursione in campagna, scegliendo ovviamente quegli scorci di territorio che ancora racchiudono in sé in maniera evidente i segni, gli usi e i costumi dei nostri antenati. E’ sufficiente raggiungere la periferia di Castrignano in località “Sterne”, laddove si diparte la vecchia strada che porta a Leuca, ben nota col nome di via Terra Greci, percorrere uno stretto sentiero ed in men che non si dica si ha la netta impressione di star facendo un salto nel tempo. Siamo nella zona così detta delle “Tajate”. Vaste cave di tufo, da cui furono estratti i blocchi utilizzati per la costruzione della Chiesa, sono da corollario ad un variopinto susseguirsi di piante ed alberi secolari, piccole costruzioni rurali in pietra a secco in cui l’arte, la cultura contadina, il connubio uomo-natura esprime il meglio di sé. Quell’infinità di pietre poste le une sulle altre senza collante a tenerle unite se non la capacità, l’esperienza maturata dall’uomo in lunghi secoli in cui ha vissuto e convissuto con la natura che lo circondava, condividendo con essa rischi e pericoli, piaceri e soddisfazioni: dal caldo secco delle estati torride in cui quei ripari in pietra dovevano poter offrire un minimo di frescura, alle giornate più piovose, nelle quali quelle pietre semplicemente e sapientemente appoggiate le une sulle altre erano in grado di garantire un riparo asciutto. E’ tutto lì, tra una nicchia dove riporre gli oggetti e le mangiatoie per gli animali, che si snoda in poche decine di metri un lunghissimo viaggio attraverso centinaia di anni, attraverso generazioni e generazioni che ci hanno lasciato un segno indelebile che caratterizza ed esalta la bellezza del Salento.
Un viaggio lungo centinaia di anni fino ad arrivare chiaramente ai giorni nostri: ed eccola qui, repellente nel suo aspetto si mostra in tutta la sua devastante bruttura un mini discarica, ricettacolo di bottiglie e robaccia varia degnamente accompagnata un pò più in là da quello che appare essere un deposito-discarica ad uso privato: “bentornati nel XXI secolo” è la scritta che campeggia su un immaginario cartello che accoglie il viandante e risveglia dal sogno il pellegrino. Volendo parafrase il sommo poeta verrebbe da dire: “Nel mezzo del cammin di nostra vita ci ritrovammo in una selva oscura, che la diritta via era… piena di spazzatura”. Anche in questo caso, anche in questo angolo apparentemente nascosto, il matrimonio tra sacro e profano ha avuto luogo con tutto quello che ne consegue: tanto lavoro per quei fastidiosi ambientalisti, notoriamente fannulloni, che volontariamente dovranno rimboccarsi le maniche per far risplendere il sole nella selva oscura colma di spazzatura. Domenica 5 luglio ricorre l’annuale appuntamento con la manifestazione “NON SCHERZATE COL FUOCO” promossa da Legambiente a livello nazionale per la prevenzione dagli incendi ed in quell’occasione, oltre alla prevista pulizia dei boschi, organizzeremo un intervento per bonificare la zona.
La depressa comitiva ritornando sui suoi passi ha poi avuto modo di rinfrancarsi visitando un antico frantoio ipogeo situato all’interno di “Borgo Terra”. Il suggestivo spettacolo offerto dalla struttura scavata nella roccia ha estasiato i fortunati partecipanti ripagandoli della precedente triste visione. Nuovamente il fascino emanato da quegli ambienti fiocamente illuminati, dai resti dell’antica macina e delle presse, dall’insieme di piccoli espedienti messi sapientemente a punto per la molitura delle olive e la raccolta dell’olio, ha riempito il loro cuore.
La serata è proseguita nel vicino “Retrò”, dove nella cornice di una splendida mostra fotografica sui fichi si sono susseguiti gli interventi di Giuseppe Negro di Legambiente Capo di Leuca, Maurizio Manna, Responsabile Parchi di Legambiente Regionale, e la relazione di Francesco Minonne, collaboratore scientifico Orto Botanico Università del Salento – Consulente Comitato Esecutivo Parco “Costa Otranto - Leuca e Bosco di Tricase”. In conclusione, ciliegina (anzi fica) sulla torta, Salvatore De Nuccio ha dato libero sfogo alle sue virtù culinarie, estasiando tutti con gustose prelibatezze a base di fichi, bagnate con ottimo vino di vendemmia tardiva.
Legambiente ringrazia quanti hanno partecipato e quanti si sono fattivamente adoperati per la buona riuscita della manifestazione.

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